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Profilo di occupabilità

Il profilo di occupabilità definisce quanto la persona presa in carico dal Centro per l'impiego sia lontana dal mercato del lavoro. Quanto cioè possa essere facile o difficile ricollocarla.

di Marco Delugan

Una volta sottoscritta la dichiarazione di immediata disponibilità (DID), alla persona disoccupata verrà assegnato un profilo di occupabilità. E cioè una valutazione su quanto sia facile o difficile per lei trovare un nuovo lavoro. 

Il profilo di occupabilità comprende sia una valutazione quantitativa sia una valutazione qualitativa. La parte quantitativa viene elaborata in base alle informazioni fornite nella DID. La valutazione qualitativa viene invece svolta dagli operatori del Centro per l’impiego. E si basa sulle informazioni tratte dai colloqui avuti con il lavoratore. 

Per definire il profilo di occupabilità vengono considerate anche le caratteristiche del territorio in cui la persona risiede, la dinamicità della sua economia del suo mercato del lavoro. Meno il territorio offre opportunità e più sarà difficile trovare un nuovo lavoro.

Il profilo di occupabilità viene sintetizzato da un numero compreso tra zero e uno. Definisce il livello di svantaggio, la distanza delle caratteristiche del disoccupato dalle richieste del mercato del lavoro. Non si focalizza sul perché una persona abbia perso il lavoro, ma sul perché rischia di rimanere disoccupata.

Più è vicino allo zero, e più il lavoratore è considerato occupabile. Più è vicino a uno e meno il candidato è considerato occupabile. Partecipare a corsi di formazione e acquisire nuove competenze – che siano strettamente professionali o di ricerca del lavoro – spinge il punteggio verso zero.

Il Patto di servizio viene definito in base al profilo di occupabilità: meno il disoccupato risulta occupabile e più è necessaria formazione professionale. Per chi ha un punteggio molto vicino a zero è possibile anche la sola ricerca di un nuovo lavoro, senza bisogno di formazione.

Il profilo di occupabilità viene ridefinito ogni 90 giorni. Da un lato il passaggio del tempo è di per se un fattore negativo, perché rende sempre più obsolete le competenze professionali del disoccupato. Da un altro, l’aver partecipato ai corsi di riqualificazione professionale previsti dal Patto di Servizio può invece renderlo più facilmente occupabile.

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