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Retribuzione dei dirigenti: è davvero così alta?

Alcune ricerche sconfessano i dati riportati recentemente da Fisac-CGIL sui rapporti tra la retribuzione dei dirigenti e quella degli impiegati e degli operai

di Mauro Introzzi 21 mag 2013 ore 15:18
"Gli stipendi di pochi top manager di banche e assicurazioni sono lo spunto per falsificare la realtà e mettere in croce i tanti dirigenti che, assumendosi quotidianamente rischi e responsabilità, sono l’emblema di quell’Italia che funziona".
Così Silvestre Bertolini, Presidente CIDA – Manager e Alte Professionalità per l'Italia, il soggetto che rappresenta unitariamente a livello istituzionale quasi un milione di dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato.

"Un’indagine di Fisac-CGIL – continua Bertolini – sulle retribuzioni del settore bancario e assicurativo, pochissime grandi aziende per nulla rappresentative della realtà, mette a confronto la retribuzione media degli Amministratori Delegati e dei top manager, qualche decina, con le retribuzioni medie dei lavoratori dipendenti. Il confronto è naturalmente impietoso: i primi guadagnano 163 volte di più, titola il Corriere della Sera domenica 19 maggio 2013. E la nota di Fisac-CGIL è stata ripresa da tutti i media".

manager"Ma i fatti (Rapporto sulle retribuzioni in Italia 2013, a cura di OD&M Consulting) – puntualizza Bertolini – dicono che la retribuzione media annua lorda è stata nel 2012 in Italia: per i dirigenti privati di 110mila euro (poco più di 4.000 euro netti al mese), quadri 54mila, impiegati 28mila e operai 23mila. Anche prendendo quella della direzione generale siamo a 125mila euro. Quindi, un rapporto di uno a quattro con gli operai, che è del tutto ragionevole e giustificato da responsabilità, rischi e competenze che un dirigente deve assumersi e avere per guidare i collaboratori e le imprese a raggiugere i risultati. Non a caso più di un 10% della retribuzione dei dirigenti è variabile e la si percepisce solo a fronte del raggiungimento degli obiettivi".

"Non si capisce – chiude Bertolini – quindi, dove si voglia andare a parare. Siamo ben consci del disagio che sta colpendo milioni di italiani, che hanno perso il lavoro, sono esodati ecc. Tra questi ci sono anche tanti manager, che soffrono come gli altri. Ma non sarà la falsificazione della realtà o il tentativo di aumentare l’invidia sociale che ci darà una mano. Non sarà neppure un nuovo pauperismo, che vede nel taglio delle retribuzioni di chi prende di più, una soluzione alla crisi. Anzi, certe retribuzioni milionarie, ma non solo dei manager, spesso non hanno senso e vanno regolamentate. Ma l’unica via per crescere è affidarci a chi può dare di più retribuendolo in modo oggettivo sulla base del suo contributo. Insomma, è sempre e solo una questione di merito, termine tanto citato, quanto disatteso nel nostro Paese. E sarebbe bene che anche chi fa informazione entrasse nel merito delle cose, per non prendere fischi per fiaschi".
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