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Lettera di richiamo sul lavoro: cos’è e come gestirla

La lettera di richiamo è un provvedimento disciplinare che il datore di lavoro fa recapitare al dipendente qualora quest’ultimo abbia tenuto comportamenti scorretti

di Francesca Secci 21 mag 2019 ore 11:19

lettera-richiamo-lavoroLa lettera di richiamo, anche detta ammonimento scritto, è il procedimento disciplinare sul lavoro meno gravoso che si possa ricevere dal proprio datore di lavoro. Serve infatti a richiamare l’attenzione del lavoratore che non ha rispettato alcune regole contrattuali, affinché quest’ultimo vi ponga immediatamente rimedio.

Qui parleremo di cos'è la lettera di richiamo e quali sono le cause che giustificano il suo utilizzo. E vedremo quali sono i comportamenti da mettere in pratica da parte del lavoratore dopo una missiva del genere.

 

In questa guida si parla di:

 

LE CAUSE DELLA LETTERA DI RICHIAMO

Normalmente nel contratto collettivo di lavoro sono disciplinate e determinate le sanzioni da applicare al dipendente quando commette un illecito.

Queste misure sono, in ordine di gravità:

  • Il richiamo verbale o scritto
  • La multa
  • La sospensione
  • Il licenziamento

Il contratto collettivo stabilisce quanto è serio un comportamento specifico del dipendente e quale sanzione dovrebbe essere applicata.

Se ricevete una lettera di richiamo non fatevi prendere dal panico! Rappresenta la misura più leggera che un datore di lavoro può adottare nei confronti del proprio dipendente.

Si può ricevere una lettera di richiamo per molteplici motivi, come comportamenti tollerabili una volta, ma che se reiterati possono recare danno alla società. Ecco qualche esempio:

  • Arrivare ripetutamente in ritardo a lavoro
  • Casi di assenza ingiustificata: comunicare in ritardo l’assenza dal lavoro o non presentare il certificato medico
  • Utilizzare per fini personali attrezzature di lavoro come pc o telefoni aziendali
  • Avere comportamenti socialmente pericolosi (come, ad esempio, presentarsi a lavoro in evidente stato d’ebrezza)

 

IN COSA CONSISTE LA LETTERA DI RICHIAMO

Data l’importanza del documento, la lettera di richiamo è redatta utilizzando un linguaggio formale, chiaro e oggettivo.

All’interno infatti vi sono descritti i comportamenti esatti che hanno scatenato il ricorso alla lettera, con la richiesta di cambiamento dell’atteggiamento illegittimo e l’informazione circa le eventuali conseguenze giuridiche.

Le motivazioni devono essere dettagliate, chiare e precise, perché è fondamentale che il dipendente abbia tutti gli strumenti per capire le motivazioni del datore di lavoro.

La lettera può essere recapitata al dipendente sia a mano che tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

 

QUAL È LO SCOPO DELLA LETTERA DI RICHIAMO

Con la lettera di richiamo, il datore di lavoro è come se volesse dare al suo subordinato un avvertimento e una seconda possibilità. Lo scopo principale è infatti quello di dare al dipendente l'opportunità di cambiare il suo comportamento sbagliato. Il concetto alla base della lettera di riferimento è la riconciliazione, ovvero la volontà del datore di lavoro di mantenere un rapporto  di fiducia col dipendente.

Su scala progressiva, se il comportamento ritenuto errato viene riproposto o il dipendente assume altri comportamenti che non sono in linea con l'ambiente di lavoro, può essere imposta una multa pari a quattro ore di stipendio.

Se il dipendente non dovesse rispettare nuovamente le regole, possono essere sospesi sia il salario che il lavoro per un periodo massimo di dieci giorni e infine si può rischiare il trasferimento (quest'ultimo passaggio è  però soggetto a disposizioni dettagliate, vale a dire si applica solo ai contratti collettivi nazionali e con le stesse funzioni del precedente impiego).

 

COME RISPONDERE A UNA LETTERA DI RICHIAMO

Come già anticipato, la lettera di contestazione riguarda violazioni non gravi della disciplina aziendale. Quindi non è necessario immaginare scenari catastrofici come pensare che la propria carriera lavorativa sia terminata per sempre o che a breve si riceverà una lettera di licenziamento.

Il dipendente ha a disposizione 5 giorni di tempo per rispondere, sia a voce che tramite una lettera.

Se si reputa necessario può chiedere l’aiuto del sindacato, soprattutto se si tratta di materie nelle quali viene contestata una particolare qualità tecnica. I giorni per rispondere alla lettera di richiamo diventano 10 nel settore del credito cooperativo e 15 in quello delle Assicurazioni.

Una risposta senza dubbio adatta alla situazione prevede un linguaggio dai toni civili e educati, senza mancare di onestà e serietà. Dalla risposta il datore di lavoro dovrebbe avere la percezione di avere davanti un dipendente pronto a un confronto civile. Prima di rispondere è consigliabile studiare la normativa aziendale che disciplina il comportamento contestato.

Se il comportamento assunto ha davvero violato il regolamento aziendale in modo oggettivo con fatti accertati, è bene ammettere le proprie colpe e scusarsi, eventualmente adducendo motivazioni e circostanze che hanno portato ad assumere quel preciso comportamento.

In questa fase si possono esporre eventuali problematiche, ma senza tuttavia assumere un tono polemico, che avrebbe come unico risultato quello di esacerbare la situazione. Nel caso in cui si ritenga di aver ricevuto ingiustamente la lettera di richiamo, è corretto spiegare il proprio punto di vista. In questo secondo caso, data la maggiore delicatezza della questione, il lavoratore deve essere molto preciso nel raccontare la situazione e dimostrare le sue ragioni.

Una volta ricevuta la lettera, il datore di lavoro può decidere di accettare le motivazioni del dipendente, se ritiene che il suo punto di vista sia meritevole, oppure, per gravi motivi, può procedere con un provvedimento disciplinare entro dieci giorni dalla risposta del dipendente.

Se il dipendente non riceve risposta alcuna entro 10 giorni, può considerare la situazione risolta senza conseguenze.

Il dipendente può anche decidere di non rispondere alla lettera di richiamo. In questo caso, rimanendo in silenzio, il lavoratore accetta implicitamente tutte le conseguenze che potrebbero derivarne.

Meglio un colloquio o una lettera di risposta? Dipende dalle situazioni e dalla gravità della contestazione. Il colloquio se da una parte può dare personalità fisica, dall’altra può essere una situazione di stress per il dipendente. Non è vietato presentarsi al colloquio con un documento dove sono scritte le proprie osservazioni e eventualmente quelle del sindacalista.

 

“SCADENZA” DELLA LETTERA DI RICHIAMO

La lettera di richiamo decade dopo due anni. Ciò significa che dopo due anni una lettera di richiamo non può essere più utilizzata come cumulativa di altre sanzioni inflitte successivamente. Lo statuto dei lavoratori vieta il cumulo delle infrazioni e delle sanzioni, ma non la valutazione complessiva del lavoratore, che può essere fatta anche con riguardo a fatti avvenuti due anni prima.

Se invece si ricevono due lettere di richiamo nell’arco di due anni, si parla di recidiva. Si tratta di due condotte che sommate possono giustificare il licenziamento.

Per fare un esempio, il licenziamento è giustificato se nel corso di un anno si hanno 5 richiami per assenze o ritardi ingiustificati, oppure quando dopo la terza volta che si è compiuto un illecito che comporta la sanzione della sospensione.

 

UN PAIO DI OSSERVAZIONI SU SCIOPERI E CV

Lo sciopero può essere causa di richiamo? Lo sciopero è un diritto e come tale partecipare a manifestazioni in quanto forme di protesta non è causa di lettera di richiamo. Ciò è stabilito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza 3535 del 23 febbraio 2015.

Va indicata nel curriculum una lettera di richiamo? Della lettera di richiamo non rimane traccia sul curriculum personale del lavoratore in quanto quest’ultimo non è tenuto a indicarla.

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