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Emergenza Lavoro: il Jobs Act di Matteo Renzi

Un documento aperto, una bozza da arricchire a completare con l’aiuto di tutti, anche non iscritti la Pd. Ecco i punti principali del Jobs Act reso noto ieri da Matteo Renzi tramite enews

di Marco Delugan 9 gen 2014 ore 10:59
Nulla di definitivo, anzi. Il Jobs Act divulgato da Matteo Renzi tramite enews pubblicata sul suo sito nella tarda serata di ieri, mercoledì 8 gennaio, è una sorta di bozza, di documento aperto che sarà inviato oggi ai parlamentari e ai circoli Pd di tutta Italia per come stimolo per critiche, osservazioni e integrazioni che permetteranno di arricchirlo e completarlo. Il Jobs Act verrà poi discusso dalla direzione nazionale del PD il prossimo 16 gennaio. Ma il Jobs Act di Renzi è aperto anche alle riflessioni e agli addetti ai lavori e dei cittadini. L’indirizzo a cui spedirle è matteo@matteorenzi.it.

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Con il termine “Jobs Act” si intende un piano, un insieme di iniziative volte alla ripresa dell’economia e alla crescita dell’occupazione.

La proposta di Renzi è, per ora, strutturata in tre sezioni. La rima riguarda il “sistema Italia”, nella seconda vengono indicati i settori economici strategici per i quali definire un piano industriale di rilancio che possa creare nuovi posti di lavoro, nella terza viene affrontato il tema delle regole del mercato del lavoro.

Ecco quanto riportato dalla enews di Renzi per ogni sezione del documento.

Sistema

1.  Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).

2.  Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.

3.  Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.

4.  Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.

5.  Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.

6.  Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.

7.  Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.

8.  Adozione dell’obbligo di trasparenza. Amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.

Nuovi posti di lavoro.

Per ognuno di questi sette settori, il Jobs Act conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.

a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura

Le regole del mercato del lavoro.

I. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.

II. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.

III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.

IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.

V.  Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.

VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

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