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Come licenziarsi da un rapporto di lavoro dipendente

Perché può capitare che le cose vadano male e ci si voglia liberare anche di un rapporto di lavoro abbastanza protetto come quello dipendente. Vediamo in questa guida come si può fare.

di Marco Delugan

Una volta il posto fisso era la regola, adesso è un obiettivo. Perché lavorare sotto padrone ha molti vincoli, ma da anche molte certezze. Magari meno di una volta, ma comunque molte più di altri contratti di lavoro.

Secondo i dati Istat relativi al secondo trimestre 2016, dei 22.936.000 lavoratori italiani 17.369.00 sono lavoratori dipendenti. Di questi, 14.895.000 sono a tempo indeterminato e 2.475.000 a tempo determinato. Sapere come è regolato questo tipo di rapporto può essere quindi importante per molte persone.

A grandissime linee, un rapporto di lavoro dipendente è fatto di tre cose: dal contratto, che definisce i termini dello scambio tra lavoratore e impresa, cosa il lavoratore è tenuto a fare e a quale remunerazione ha diritto; dalle regole e gli usi che danno forma alla vita lavorativa; le regole e le modalità che sovraintendono la fine del rapporto di lavoro. E poi c’è la scadenza, che quando è assente definisce un rapporto a tempo indeterminato, e quando c’è, un rapporto a tempo determinato.

In questa guida ci occuperemo del terzo punto, e in particolare di come licenziarsi da un contratto di lavoro dipendente, che sia a tempo indeterminato o a tempo determinato.

LEGGI ANCHE: Domanda di disoccupazione NASpI: requisiti, importo e durata per il 2017

 

DEFINIZIONE LAVORO DIPENDENTE

Il rapporto di lavoro dipendente è definito dal Codice Civile come prestazione remunerata alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore. Detto in altro modo, il lavoratore dipendente mette a disposizione dell’azienda le sue energie e capacità lavorative, viene inserito in una struttura organizzata e lavora sotto la direzione dell’imprenditore o comunque delle figure gerarchicamente a lui superiori.

PER APPROFONDIRE: Cos'è il rapporto di lavoro subordinato

 

ASSUNZIONE E CONTRATTO

A definire i tratti fondamentali del rapporto di lavoro dipendente è il contratto di lavoro. Ma anche la lettera di assunzione, che ha di solito tutte le caratteristiche di un contratto di diritto privato, può svolgere la stessa funzione. Per definire il rapporto come subordinato non basta la lettera del contratto, nel senso di ciò che è stabilito formalmente, ma si deve considerare, anche a livello legale, il modo in cui viene realmente svolta l’attività lavorativa.

Come abbiamo visto sopra, ciò che caratterizza il rapporto di lavoro dipendente è quello che nei termini del diritto viene definito “assoggettamento a eterodirezione”. Questa strana locuzione vuole semplicemente dire che il lavoratore è sempre soggetto alle decisioni dell’imprenditore o di chi è gerarchicamente in posizione superiore alla sua. Come recita l’articolo 2094 del Codice Civile, infatti, è lavoratore dipendente “chi si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell’impresa, alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore”.

In estrema sintesi, il contratto di lavoro contiene i dati del datore di lavoro e del lavoratore, le mansioni che il lavoratore dovrà svolgere, quanto prenderà di stipendio, l’orario, le ferie e i permessi a cui ha diritto, e le regole che presiedono al licenziamento e alle dimissioni.

E la scadenza, quando è un rapporto a tempo determinato. Ma non è solo una questione di scadenza. L’azienda deve spiegare perché quel contratto è a tempo determinato, darne le motivazioni tecniche, produttive, e organizzative. In linea di massima, infatti, l’azienda non può utilizzare questo tipo di contratto per figure e posizioni che sarebbero strutturalmente a tempo indeterminato.

 

CAUSE CESSAZIONE RAPPORTO DI LAVORO

Come in ogni rapporto, anche in un rapporto di lavoro le cose possono andare male. A parte la morte del lavoratore o la fine dell’attività dell’azienda, le cause principali di cessazione del rapporto di lavoro subordinato sono la risoluzione consensuale, il licenziamento e le dimissioni. Il licenziamento si ha quando la decisione di interrompere il rapporto di lavoro viene presa in maniera unilaterale dall’impresa. Le dimissioni sono invece la scelta del lavoratore di recedere dal rapporto di lavoro. Il diritto italiano pone alcune condizioni alle possibilità dell’impresa di licenziare. Meno al lavoratore, ma vedremo in seguito che ce ne sono anche per lui.

 

COME LICENZIARSI DA UN CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO

licenziarsiSe un lavoratore vuole licenziarsi da un contratto a tempo indeterminato può farlo senza dover presentare giustificazioni che rendano legittima la sua scelta.

E’ sufficiente, e anzi obbligatorio, che venga rispettato un tempo di preavviso che permetta alla azienda di riorganizzarsi. Se l’obbligo di preavviso non dovesse venire rispettato, il lavoratore che si dimette dovrà pagare l’indennità sostitutiva.

Non è necessario che l’azienda accetti le dimissioni perché queste siano valide ed efficaci. Perché siano valide è sufficiente cha la lettera di dimissioni giunga all’imprenditore o all’ufficio del personale dell’azienda, quando l’azienda è abbastanza grande per averlo. E una volta date non sono più revocabili, a meno che la revoca non sia accettata dal datore di lavoro. Altra possibilità è che la revoca giunga al datore di lavoro prima della lettera con cui il lavoratore comunica all'azienda la volontà di licenziarsi.

 

INDENNITA' E PREAVVISO

L’indennità sostitutiva corrisponde alla remunerazione che il lavoratore avrebbe incassato proprio nel periodo di preavviso non rispettato. Nessuno può venire a prendervi e obbligarvi a lavorare, ma se decidete di andarvene dopodomani dovrete pagare un’indennità per il tempo non lavorato da dopodomani alla scadenza del periodo di preavviso previsto dalla legge. Se invece il datore di lavoro dovesse rifiutare il preavviso, e cioè decidere di lasciarvi andare via subito, sarà lui a dovervi pagare i mesi di preavviso che decide di non accettare.

Il preavviso necessario per non incorrere nel pagamento dell’indennità sostitutiva può variare in base a diversi aspetti del rapporto di lavoro, come il tipo di accordo, l’anzianità raggiunta, eccetera. E’ stabilito nel contratto secondo le regole indicate dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro. In alcuni casi l’inizio del periodo di preannuncio può essere rinviato, e cioè quando il lavoratore dimissionario è in malattia o infortunio, in maternità o in vacanza retribuita. A queste regole fanno eccezione le dimissioni per giusta causa, come vedremo in seguito.

 

COME LICENZIARSI DA UN CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO

Nel contratto a tempo determinato non è prevista la rescissione anticipata del contratto di lavoro, e quindi non è previsto il preavviso. Il lavoratore può licenziarsi prima della scadenza solo per accordo tra le parti o per giusta causa. Senza giusta causa, il datore di lavoro potrà chiedere un risarcimento pari al periodo mancante alla conclusione del contratto. E nel caso di dimissioni per giusta causa non è necessario alcun preavviso. Come nel contratto a tempo indeterminato, nel periodo di prova, entrambe le parti possono recedere dal contratto senza preavviso.

E’ possibile dimettersi anche senza giusta causa, ma in questo caso il lavoratore dovrà pagare una sanzione. La sanzione dipenderà dal tempo che intercorre dal momento delle dimissioni alla scadenza prevista del contratto. Se il lavoratore viene licenziato prima del termine, può chiedere di essere risarcito in misura pari a tutte le retribuzioni che avrebbe dovuto ricevere.

 

LA LETTERA DI DIMISSIONI

Per licenziarsi da un contratto di lavoro a tempo determinato bisogna recapitare una lettera di dimissioni all’Ufficio del personale dell’azienda. Nella lettera vanno specificati:

  • idati anagrafici;
  • la data di assunzione;
  • la funzione che avete svolto in azienda;
  • il livello di inquadramento;
  • la data precisa in cui si vuole smettere di lavorare per l’azienda;
  • la scadenza del periodo di preavviso.

La lettera va poi datata e firmata. Meglio farne una copia e conservarla assieme alla ricevuta dell'invio.  

 

LICENZIARSI PER GIUSTA CAUSA

Esistono anche le dimissioni per giusta causa, e cioè quando avvengono per grave inadempimento del datore di lavoro. E cioè, ad esempio, nel caso di:

  • mancata osservanza delle norme sulla sicurezza;
  • condotte gravemente lesive dell'onore e della reputazione;
  • reiterato mancato pagamento della retribuzione;
  • e altro ancora.

In casi come questi il lavoratore può licenziarsi senza l’obbligo del preavviso. Le dimissioni per giusta causa vengono considerate alla stregua del licenziamento. Il lavoratore avrà infatti diritto all’indennità sostitutiva del preavviso e all'indennità di disoccupazione, come se fosse stato licenziato.

Anche nella fase di lavoro in prova è possibile dimettersi senza preavviso.

Può accadere però che il datore di lavoro non voglia riconoscere l’esistenza di una giusta causa per le dimissioni. In casi come questo si dovrà passare attraverso un procedimento giudiziale che per il lavoratore può essere gratuito in presenza di alcuni requisiti di reddito.

 

DIMISSIONI INCENTIVATE

Può accadere che sia il datore di lavoro a incentivare le dimissioni, offrendo un corrispettivo economico. Un comportamento del genere è considerato legale fino a quando non priva il lavoratore della libertà di scelta. Nel caso di dimissioni incentivate, il rapporto si estingue quando il datore di lavoro, dopo avere ricevuto la lettera di dimissioni, corrisponde al lavoratore quanto pattuito per le sue dimissioni.

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